Ogni settembre, con l’inizio delle lezioni, scuole, università e asili si riempiono di vita. Ma mentre studenti e insegnanti si concentrano sui programmi, per i dirigenti e il personale tecnico resta aperta una questione che si rinnova ormai da decenni: l’adeguamento degli edifici scolastici alle normative antincendio.

Si tratta, lo abbiamo visto varie volte, di un percorso lungo e complicato, costellato da proroghe, circolari e scadenze spostate più volte in avanti. Una scelta che, se da un lato appare necessaria per permettere alle istituzioni di mettersi in regola, dall’altro rivela le difficoltà croniche del nostro sistema scolastico.

Chi è obbligato ad adeguarsi

Secondo il D.P.R. 151/2011, tutte le scuole con più di 100 persone presenti e gli asili nido con oltre 30 persone sono soggetti a controlli e prescrizioni antincendio. In pratica un piccolo plesso con meno di 100 persone ha regole ridotte, mentre un istituto superiore con centinaia di studenti deve garantire impianti, vie di fuga e compartimentazioni molto più complesse. Queste differenze riflettono non solo la varietà delle strutture, ma anche le enormi difficoltà logistiche ed economiche che molti Comuni e Province incontrano. Gran parte degli edifici scolastici italiani, infatti, sono stati costruiti tra gli anni ’60 e ’80, con criteri oggi superati, e adeguarli significa affrontare lavori edilizi complessi e costosi, spesso rallentati da burocrazia e mancanza di fondi.

La proroga al 2027: una necessità o un rinvio?

Il Decreto Milleproroghe 2025 ha concesso tempo fino al 31 dicembre 2027 per completare gli adeguamenti. La possibilità è duplice: applicare il “vecchio” D.M. 26 agosto 1992 o scegliere le regole più aggiornate del Codice di Prevenzione Incendi (D.M. 3 agosto 2015 e D.M. 7 agosto 2017, regola tecnica V.7).

Questo continuo rinvio, pur criticato da molti, nasce da esigenze concrete: la complessità dei lavori in edifici spesso vincolati, l’eterogeneità delle situazioni locali, le difficoltà delle amministrazioni scolastiche nel reperire fondi e tecnici specializzati. Resta però un rischio: che la proroga diventi un alibi per rimandare ancora, trasformando la sicurezza in un obiettivo sempre spostato in avanti.

Università e alta formazione: scadenze ravvicinate

Per le università e le istituzioni AFAM (alta formazione artistica, musicale e coreutica) il decreto 14 agosto 2025 stabilisce due tappe:

  • 31 dicembre 2025: presentazione ai Vigili del Fuoco della SCIA antincendio con le misure minime già implementate (illuminazione di emergenza, sistemi di allarme, estintori, segnaletica, norme di esercizio).
  • 31 dicembre 2027: nuova SCIA per certificare il completo adeguamento.

Questi adempimenti richiedono non solo interventi tecnici, ma anche capacità di programmazione gestionale, spesso difficili da garantire in strutture con migliaia di studenti e decine di edifici distribuiti sul territorio.

Cosa prevedono le norme nel concreto

Le prescrizioni non sono linee guide generiche, ma prevedono:

  • estintori: almeno uno ogni 200 m² e due per piano;
  • impianti elettrici a norma e illuminazione di emergenza autonoma;
  • scale di sicurezza e vie di fuga adeguate all’affollamento;
  • registro dei controlli costantemente aggiornato;
  • prove ed esercitazioni regolari, che negli atenei diventano almeno due volte l’anno.

Dietro ogni punto c’è una riflessione: non si tratta solo di rispettare la legge, ma di gestire ambienti ad alta densità di persone, bambini, adolescenti, giovani adulti, che in caso di emergenza devono poter evacuare in modo sicuro.

Formazione e responsabilità: un nodo cruciale

Accanto agli aspetti edilizi e impiantistici, la normativa pone grande attenzione alla formazione del personale.

Ogni scuola deve designare gli addetti antincendio, figure che frequentano corsi specifici (come il 3-FOR previsto dal D.M. 2 settembre 2021) e conseguono attestati di idoneità tecnica. Ma qui emerge un altro problema: chi è il responsabile reale della sicurezza antincendio?

Formalmente, è il dirigente scolastico il datore di lavoro e quindi responsabile.

Operativamente, il dirigente deve nominare un responsabile della sicurezza (RSPP) e addetti antincendio. In pratica, però, il turnover continuo del personale, la precarietà contrattuale e la scarsità di risorse rendono complicato individuare figure stabili e preparate. La formazione, dunque, diventa non solo un obbligo di legge ma una vera sfida organizzativa, soprattutto nelle scuole con alto ricambio di docenti e personale ATA.

Una sfida che riguarda tutti

Alla fine, la questione antincendio nelle scuole non è un tema per soli tecnici o dirigenti, ma riguarda famiglie, studenti, insegnanti e le aziende come Ovrema Estintori, che dovranno essere in grado di supportare costantemente con la formazione continua e costante. Le proroghe raccontano la difficoltà del nostro sistema di mettere a norma un patrimonio edilizio vastissimo e spesso obsoleto, ma raccontano anche la necessità di non abbassare la guardia, perché la sicurezza non può essere ridotta a un modulo compilato o a una data sul calendario.

La normativa antincendio nelle scuole è un percorso a tappe, con scadenze e proroghe che si rincorrono. Ma dietro le sigle dei decreti e le date di scadenza c’è una verità semplice: la sicurezza di milioni di persone che ogni giorno vivono gli edifici scolastici. Gli obblighi ci ricordano che servono edifici sicuri, personale formato e responsabilità chiare, e le difficoltà ci dicono che servono fondi, competenze e continuità. La sfida, come sempre, è trasformare l’ennesima proroga in un’occasione per fare davvero il passo in avanti che da troppo tempo aspettiamo.